domenica 27 ottobre 2013

Accenno sulle belemniti

Le Belemniti sono cefalopodi oggi estinti tipici dei depositi marini del Giurassico e del Cretacico. I resti fossili sono costituiti da una conchiglia interna che può essere divisa in tre parti: il rostro, il fragmocono e il proostraco.
Il rostro è cilindrico, spesso appuntito o clavato, costituito da calcite con prismi collocati radicalmente rispetto all’asse longitudinale. E’ la parte che più frequentemente si ritrova fossilizzata, con forma allungata simile ad un sigaro. Possono esserci sia forme slanciate che tozze o appiattite, a volte ornate nelle diveserse specie con granulazioni o solchi laterali o ventrali. La parte superiore del rostro presenta una depressione conica detto alveolo entro cui si alloggia il fragmocono. Sezionando il rostro è inoltre possibile vedere anelli concentrici che rappresentano i diversi stadi di crescita dell’animale.
Il fragmocono è una struttua aragonitica di forma conica divisa in camere da setti concavi attraversati da un sifone ventrale. Negli esemplari meglio conservati è spesso visibile la parete conica esterna definita conoteca. Il fragmocono si conserva raramente rispetto al rostro e spesso si ritrova isolata.
Il proostraco è una lamina sottile che si allunga dalla parte dorsale della conoteca ed è costituita da sostanza cornea incrostata da aragonite. A causa della sua fragilità il proostraco si rinviene molto raramente alla stato fossile.

Belemnite inglobato nella roccia.
Esempio di belemnite sezionato e lucidato.
Paleozoico del Marocco.











Secondo gli studiosi la prova che le belemniti fossero conchiglie interne ci viene dal fatto che nella conchiglia manca una camera di abitazione e che sono inoltre presenti delle impronte di inserzione muscolare sulle pareti esterne di alcuni rostri. Inoltre si sono trovate rare impronte fossilizzate in alcuni giacimenti giurassici della Germania e dell’Inghilterra che mostrano come la conchiglia fosse circondata dalle parti molli.
Da tali rari fossili si è potuto vedere come le belemniti fossero animali simili alle seppie e ai calamari attuali, con otto o a volte sei tentacoli. Erano dei buon nuotatori e vivevano in acque aperte e in zone costiere predando probabilmente pesci e crostacei spostandosi in branchi il che spiegherebbe notevoli accumuli di rostri in alcuni affioramenti giurassici. Potevano essere a loro volta predate come dimostrano alcuni fossili di squalo in cui sono stati ritrovati nello stomaco numerosi rostri. La conchiglia interna svolgeva diverse funzioni: infatti mentre il proostraco sosteneva e proteggeva le parti molli, il rostro fungeva da contrappeso e da attacco dei muscoli. Il fragmocono invece aveva una funzione idrostatica in quanto nelle camere era probabilmente contenuto del gas.
Sembra che le beleminiti derivino da forme paleozoiche con la conchiglia esterna quali l’Orthoceras, dalle quali si svilupparono successivamente forme con la conchiglia sempre più ridotta che diverrà poi interna nelle specie mesozoiche. Le prime forme triassiche quali Aulococeras sviluppano il fragmocono mentre il rostro diviene piccolo. Nel giurassico invece si ha un processo evolutivo opposto sviluppandosi il rostro e riducendosi il fragmocono. Le belemniti si estinguono alla fine del Cretacico tranne i Neobelemnitidi che si svilupparono nei mari europei fino all’Eocene.
Sono state ritrovate in tutti i sedimenti marini con faune boreali di acque fredde e faune tipicamente tetidee di acque più calde. La loro grande distribuzione permette di fare correlazioni su scala globale e inoltre per la loro abbondanza nel record paleontologico vengono utilizzati per ricostruire le condizioni ambientali del passato quali le paleotemperature dei mari.


Orthoceras lucidata. Siluriano, lunghezza 2 cm.
Belemnite del Triassico. Grecia, lunghezza 4,5 cm.











Autore Dario M. Soldan

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