giovedì 12 dicembre 2019

Geosentieri lombardi - La Maiolica


Partendo dal piccolo paese di Opreno (frazione di Caprino Bergamasco) e seguendo a mulattiera che conduce fino al comune di Burligo è possible osservare alcune formazioni geologiche del Bacino Lombardo. Il tragitto di circa 800 metri non è impegnativo e la mulattiera si percorre facilmente. Subito appena fuori dall'abitato di Opreno è possibile osservare strati calcareo-marnosi, in genere spessi pochi centimetri, di una colorazione rossastra appartenti al Rosso ad Aptici (fig.1 e fig. 2). Tale formazione del Titoniano (Giurassico superiore), appartenente al Gruppo del Selcifero Lombardo,  è così chimata poichè si ritrovano nei suoi strati fossili di aptici di cui abbiamo trattato in un articolo precedente (Il Rosso ad Aptici). Desio (1929) riporta lo sporadico ritrovamento di qualche aptico in zone limitrofe sul Monte Albenza.


Figura 1. Strati marnosi del Rosso ad Aptici sulla mulattiera tra Opreno e Burligo.
Figura 2. Si può notare la colorazione tipicamente rossastra del Rosso ad Aptici

Proseguendo lungo la mulattiera in direzione di Burligo si cominciano ad osservare strati non molto spessi di calcare bianco (fig. 3). Queste rocce sono in particolare calcilutiti ovvero calcare detritico a grana fine formatosi in ambiente pelagico. La Maiolica è una formazione di spessore variabile e viene suddivisa in più litozone (Barberis et al. 1990). In particolare sulla mulattiera è possibile vedere calcilutiti biancastre o color crema con frequenti noduli di selce (fig. 3). I macrofossili della Maiolica sono rari e vengono riportati sporadici ritrovamenti in altri affioramenti lombardi (esempio Airaghi 1928; Pasquarè 1965). E' possibile vedere riguardo a questo argomento anche l'articolo pubblicato tempo fa su questo blog (Ammoniti della Formazione della Maiolica). Comunque grazie allo studio dei nannofossili, abbondanti in questa formazione geologica, alla Maiolica viene attribuita un età che va dal Titoniano superiore all'Aptiano inferiore (Barberis et al., 1990).


Figura 3. Strati di Maiolica affioranti lungo la mulattiera.



 Figura 3. Nodulo di selce.
La mulattiera prosegue salendo fino alla cappella della Madonna della Forcella. Proprio dietro a questa cappelletta è possibile osservare la parte superiore della Maiolica costituita da strati di calcilutiti alternati a black shale. I black shale sono strati neri contenenti una certa percentuale di materia organica che si distinguono facilmente dalle calcilutiti biancastre (fig. 4). In questi strati sono state ritrovate ammoniti mal conservate (Vialli, 1949) che hanno comunque permesso di attribuire un'età barremiana (Cretacico inferiore) a questa litozona.

Figura 4. Parte alta della Maiolica.

Subito dopo questi strati comincia l'abitato di Burligo e termina questo piccolo ma interessante percorso geologico.




Bibliografia

Airaghi C. (1928).  Contributo allo studio delle ammoniti del Giura e dell'infracretaceo in Lombardia. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, 17: 3-8.
Barberis A, Fossati S., Bersezio R. & Erba E. (1990). Lithostratigraphy and biostratigraphy of the Maiolica Formation from the Lombardy Basin (Southern Alps). Memorie della Società Geologica Italiana, 45 111-117.
Desio A. (1929). Studi geologici sulla regione dell'Albenza (Prealpi Bergamasche). Memorie della Società Italiana di Scienze Naturalie del Museo Civico di Storia Naturali di Milano, 10: 1-156. Pasquare G. (1965). Il Giurassico superiore nelle Prealpi Lombarde. Memorie dela Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, 11: 1-237. 
Vialli V. (1949). Nuova fauna ad ammoniti del Barremiano Superiore lombardo. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali , 68: 35-63.


 Autore: Dario M. Soldan





giovedì 7 marzo 2019

Scoperto un vertebrato del Cretacico in Brianza nel 1800?


Durante una ricerca sulle formazioni geologiche dell’alta Brianza (zona a sud della città di Lecco), ho trovato notizie del ritrovamento dei resti di un vertebrato in rocce del Cretacico superiore. Tali informazioni le ho potute leggere nel libro Elementi di geologia pratica e teorica scritto nel 1847 dal professore Giacinto Collegno che testualmente riporta a pagina 244: “Appiè delle Alpi lombarde, il terreno etrurio seguisi, quasi non interrotto, fra il Ticino e l’Oglio, e vi è formato di arenarie e marne calcaree che i signori fratelli Villa dividono in tre gruppi, l’inferiore de’ quali contiene avanzi di retepore, coralli e di una specie nuova di de’ sauriani (Hyleosaurus Villae, Balsamo)…". 

Probabilmente l’autore con Hyleosaurus villae si riferisce al genere di dinosauro Hylaeosaurus scoperto in Inghilterra e descritto pochi anni prima da Gideon Mantell nel 1833. 

Raffigurazione ottocentesca dell'Hylaeosaurus descritto da Mantell nel 1833

 In effetti poi trovando il volume Sulla costituzione Geologica e geognostica della Brianza dei fratelli Villa viene riferito del ritrovamento di ossa fossili. I fratelli Villa associano parte di questi resti all’Hylaeosaurus di Mantell: 
Pagina 18-19 di Sulla costituzione Geologica e geognostica della Brianza dove i fratelli Villa raccontano il ritrovamento di vertebrati negli affioramenti cretacici della Brianza

 
Incuriosito da questa notizia ho fatto ulteriori ricerche scoprendo che il De Alessandri nel suo articolo Fossili Cretacei della Lombardia del 1898 ritorna su questa scoperta e così scriveva a pagina 172: “I Fratelli Villa e lo Stoppani annoverano altresì, fra i fossili dei calcari marnosi a Inocerami, avanzi di Hyleosaurus rinvenuti alcuni tra Moiana ed il Maglio di Merone, altri presso Casletto in riva al lago di Pusiano, che il Balsamo-Crivelli aveva distinto col nome di Hyleosaurus Villae Balsam.”. Però il De Alessandri continua aggiungendo: “Nella collezione lombarda del Museo Civico di Milano si conservano alcuni avanzi fossili coi cartellini autografi del Balsamo-Crivelli, che portano appunto tale determinazione; se in essi però, a mio avviso, può scorgere tracce od impronte di corpi organici, tuttavia essi sono troppo incompleti e troppo in cattivo stato di conservazione per potersi riferire con sicurezza a esseri vertebrati”. De Alessandri ribadisce il suo dubbio sulla natura del fossile anche in un altro suo lavoro sul Cretacico e l’Eocene affiorate nel brianzolo (Osservazioni geologiche sulla Creta e sull'Eocene della Lombardia, pag. 301).

Giuseppe Balsamo Crivelli che identificò Hyleosaurus villae


Controllando anche il lavoro dello Stoppani a pagina 211 del suo Studi Geologici e Paleontologici sulla Lombardia, nella lista dei fossili rinvenuti nella zona, riporta il nome Hyleosaurus villae.Mant. riferendosi quindi anche lui proprio al genere istituito da Mantell.
Comunque De Alessandri colloca la scoperta di Hyleosaurus villae nella sezione del Piano di Brenno (ora Formazione di Brenno che va dal Campaniano superiore al Maastrichtiano).
Purtroppo quando si parla di ritrovamenti risalenti a quasi due secoli fa è difficile capire di quale portata possano essere tali scoperte. Ho cercato illustrazione di questi fossili ma non ne ho trovate (probabilmente non sono mai stati illustrati). Possibile poi che questi fossili siano rimasti nel Museo di Milano oppure sono andati perduti nel famoso bombardamento risalente alla seconda guerra dove gran parte della collezione museale fu distrutta?
Comunque ricapitolando le possibilità riguardanti Hyleosaurus villae sono tre: 1) i resti fossili in realtà non sono fossili (difficile però che i Villa, appassionati cercatori e comunque esperti raccoglitori del luogo abbiamo scambiato magari particolari strutture rocciose per fossili, tanto più che studiosi come Balsamo Crivelli lo descrive come specie nuova e Stoppani riporta tale scoperta cosa che non avrebbe fatto se avesse avuto dei dubbi sulla competenza dei Villa); 2) i fossili erano mal conservati ed in realtà non si trattava di un vertebrato (magari resti vegetali o di invertebrati come rudiste o inocerami sono stati confusi con ossa fossili); 3) i fossili della Brianza appartengono ad un grosso vertebrato (non è detto che fossero però di un dinosauro né tantomeno è probabile di un Hylaesaurus visto che tale genere di dinosauro, appartenente alla famiglia dei nodosauridi, visse nel Cretacico inferiore).

Quindi concludendo ci si può chiedere se davvero furono scoperti resti di dinosauro o altri vertebrati in formazioni cretaciche della Brianza a quasi meta ‘800. Difficile dare una risposta definitiva non potendo ormai più osservare i fossili originali.

Bibliografia (accanto sono indicate le pagine dove viene nominato Hyleosaurus villae)
Collegno G. (1847) Elementi di geologia pratica e teorica, Torino. Pag.244.
De Alessandri G. (1898) Fossili cretacei della Lombardia, Palaeontographia Italica v 4. Pag. 173.
De Alessandri G. (1899) Osservazioni geologiche sulla Creta e sull'Eocene della Lombardia. Atti Soc. It. Sc. Nat., 38. Pag. 301
Stoppani A. (1857) Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia, Milano Pag. 211
Villa A. & Villa G. B. (1844) Sulla costituzione Geologica e geognostica della Brianza. Spett. Idust., Milano. Pag. 18 e 19

Autore Dario Marcello Soldan